Osservatorio Privilegiato: Analisi politica, economica, sociale contemporanea.

Di Antonino Schiera.

sabato 10 gennaio 2015

A macchia di leopardo.

Al grido di Allahu Akbar, Allah è grande, due assassini che parlavano un francese perfetto, il 7 gennaio scorso, a Parigi, hanno cominciato a sparare all'interno della redazione del giornale satirico Charlie Hebdo uccidendo 12 persone tra giornalisti, redattori e poliziotti. Successivamente un complice, che evidentemente faceva parte dello stesso piano terroristico, ha attaccato un supermercato parigino che vende cibo "Kosher" adatto e conforme alla cultura ebraica, causando anche in questo caso morte e dolore.

Risaltano immediatamente all'occhio attento di un osservatore tre cose: la prima riguardo la connotazione religiosa che il commando di terroristi ha voluto dare all' azione criminale con il loro grido e con la scelta di un obiettivo ben preciso, ovvero un giornale satirico accusato di blasfemia. 

La seconda riguarda il fatto che, esprimendosi in perfetto francese i due terroristi hanno confermato, se ancora necessario, che il pericolo attentati rischia di arrivare sempre più da elementi "occidentalizzati" anagraficamente e culturalmente ma che non hanno abbandonato definitivamente la via delle armi e della violenza.

La terza riguarda l'obiettivo del secondo attacco che colpisce ancora una volta il popolo ebraico, facendoci ricordare la genesi di tanto orrore: la questione  medio-orientale mai risolta che vede contrapposte le esigenze di due popoli difficilmente integrabili: quello arabo (che vive nella striscia di Gaza) e quello israeliano (che si è insediato in Israele).

Ma qual'é l'obiettivo di questa strategia del terrore? E ci domandiamo: siamo in presenza di azioni improvvise da parte di persone che inopinatamente decidono di agire o esiste una regia occulta?

Il primo obiettivo certamente è quello di tentare una sorta di globalizzazione del conflitto spostando gli scenari di guerra dalle zone classiche che conosciamo, Iran, Iraq, Siria, Egitto ad esempio, verso gli Stati Uniti, l'Europa ed in tutte le nazioni che fanno capo all'Occidente, in modo da causare disagi, frustrazioni ed enormi costi in termini di vite umane ed economici: a macchia di leopardo! 

Utilizzando cellule dormienti bene addestrate, che possono entrare in azione in qualsiasi momento, si esalta l'effetto sorpresa e quindi diventa più difficile la difesa da parte dell'Occidente. Quindi una regia occulta esiste, a mio parere, una regia che lascia libero arbitrio ai singoli elementi criminali di agire in qualsiasi luogo ed in qualsiasi momento.

Cerchiamo adesso, in questo mio Post di dare anche delle soluzioni o quanto meno di indicarne la via, partendo da un presupposto: paradossalmente l'Europa è più vulnerabile degli Stati Uniti in quanto l'Unione Europea è soltanto di tipo economica e non di tipo politico e legislativo ed il trattato di Schengen, che elimina di fatto il controllo alle frontiere tra gli stati membri, pur nascendo con l'ottimo scopo di migliorare la circolazione di uomini e merci, secondo me, oggi va rivisto in quanto è necessario esercitare un maggiore controllo alle frontiere per evitare futuri attentati.

Inoltre come ha dimostrato il primo ministro francese Hollande che ha stretto la mano pubblicamente al suo acerrimo nemico politico Sarkozy, sancendo ed evocando così una sorta di unità nazionale, è necessario che questa unità diventi trasversale all'interno della stessa Unione Europea, tante volte messa in dubbio dalle stesse nazioni che la compongono.

L'integrazione economica in Europa deve essere anche culturale, pur dando la possibilità alle diverse identità di affermarsi nel rispetto delle regole. E' una affermazione molto generica, ma che può trovare applicazione nel caso di persone che, pur vivendo in Europa, si riconoscono in una cultura ed in una religione diversa.

In situazioni di crisi e di paura che ci attanaglia è facile che il populismo e le strumentalizzazioni da parte di esponenti politici emergano prepotentemente. Mettendo in dubbio per esempio i tanti progressi sull'integrazione e lo stesso dialogo inter-religioso accarezzato da Papa Francesco e dai leader religiosi moderati, che tentano di avviare un dialogo foriero di compartecipazione e libertà.

Le stesse religioni monoteiste accusate di essere in parte il pretesto che arma i fanatici, i radicali, gli estremisti possono, a mio parere, contribuire, ad una sorta di pacificazione e moderazione favorendo il dialogo e la coesistenza tra le parti, ovvero l'opposto contrario di chi auspica l'opponimento di alte barriere, fatte dall'arroccamento sulle proprie posizioni, che impediscano il dialogo.

Va detto però che le motivazioni di tipo religioso spesso confluisco in quelle di tipo economico, alimentandosi reciprocamente e quindi è necessario agire anche nella direzione del benessere generale, che passa anche attraverso il superamento dell'attuale crisi economica che attanaglia l'Occidente.

Chiudo questo mio post affermando che la Francia laica, la Francia egualitaria, la Francia democratica dovrebbe riflettere su di un punto, e cito proprio la Francia perché è l'ultima ad essere stata colpita dal terrorismo. Sulla necessità di risolvere con il dialogo, con la solidarietà, con la condivisione tutti i problemi che in qualche modo possono armare ancora le mani di uomini pronti ad uccidere ed a morire in nome di un Dio offeso ed insultato.

Antonino Schiera (Vietata la Riproduzione Tutti i Diritti Riservati)



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1 commento:

  1. Il governo francese decide all'unanimità di rafforzare il sistema di sicurezza anti-terrorismo interno, con l'impiego di nuovi e tanti uomini sul campo. Intanto Marine Le Pen esponente dell'estrema destra francese (leader del Front National) ha incontrato ieri a Roma il nostro Matteo Salvini, segretario della Lega. Entrambi sono anti-europeisti e contrari ad ogni forma di accoglienza di immigrati nei rispettivi territori nazionali. Si sono incontrati per tentare di mettere in campo una strategia che possa dare una spallata definitiva all'Unione Europea, spesso impopolare anche tra gli stessi stati che ne fanno parte.

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