Osservatorio Privilegiato: Analisi politica, economica, sociale contemporanea.

Di Antonino Schiera.

martedì 18 novembre 2014

Alluvioni, sottopassi e tombini italici.

In Italia, nel periodo invernale quando le pertubazioni e le piogge si fanno frequenti, non passa giorno,  nel quale non si parla di allagamenti, frane e dissesti idrogeologici, con conseguenze gravi sulle vite umane e sui beni materiali.

E' una situazione che si ripete da un pò di anni a questa parte ed in questo primo scorcio di inverno 2014, già sono state numerose le emergenze documentate dai mass media. In particolare sono state state colpite la Liguria, la Lombardia e l'Emilia Romagna.

E' stato coniato un neologismo "bombe d'acqua" per spiegare la gravità della situazione ogni volta che si presenta. Questo neologismo la dice lunga sull'atteggiamento di chi tiene le fila delle comunicazioni e della politica in Italia.

Si vuole e si tenta di dare la responsabilità di tanti morti e di tanti danni materiali esclusivamente a madre natura.

Non sono d'accordo su questa tesi in quanto se è vero che abbiamo assistito ad eventi talvolta eccezionali, in molti altri casi la colpa è della errata gestione del territorio che necessita si di essere antropoformizzato e plasmato per dare spazio alle esigenze dell'uomo, ma non deve essere violentato e degradato ad un puro contenitore di case, strade, fabbriche, discariche e tutto ciò che comporta una colata di cemento. Senza un minimo di logica e di rispetto per l'ambiente e per la natura.

Per una semplicissima quanto banale legge fisica l'acqua, essendo un fluido, quando cade da qualche parte deve andare e per la gravità tende ad andare verso il basso. Se osservate un temporale in una zona dove insistono alberi, terreni, piante, anche se scoscesa, vedrete l'acqua defluire in maniera copiosa solo dopo che tutto il terreno l'avrà assorbita. Quindi difficilmente potrà causare danni, perché dovrebbe piovere per mesi e mesi.

Lo stesso quantitativo di acqua che cade in una città o in un paese invece causa danni ingenti, in quanto i vari piani edilizi regolatori non hanno previsto questa banale necessità dell'acqua di defluire pacatamente verso valle.

Quindi cominciamo a responsabilizzare le figure professionali, istituzioni e politici compresi, che hanno il compito da dare un senso al nostro territorio ed alle nostre città.

L'esempio eclatante è Genova che sorge ai piedi di una catena montuosa che prima riusciva ad assorbire e ad inglobare la massa d'acqua che cadeva dal cielo e adesso non più: troppe strade, troppe case, troppe costruzioni in genere anche a monte. A valle poi nemmeno a parlarne. I torrenti ed i fiumi, come il Bisagno, sono stretti per far posto alle necessità della città e quindi quando si ingrossano fanno danni.

Parliamo dei sottopassi che sono diventati un caso nazionale. Costruiti per migliorare la viabilità sono diventati oggi un problema ogni volta che piove. Chi li ha progettati non ha pensato di creare un efficace sistema di smaltimento delle acque, per esempio utilizzando delle idrovore o innestando delle pompe negli scoli dell'acqua per farla risalire verso l'alto! 

Troppo difficile da realizzare?

Ci sono tante persone che sono morte a causa di improvvisi allagamenti dei sottopassi. A Palermo per esempio ogni volta che piove squadre di Vigili Urbani presiedono i sottopassaggi per avvertire gli automobilisti del pericolo e successivamente per chiuderli quando vengono invasi dall'acqua. Almeno si tenta di prevenire e questo va bene.

I tombini sono stati messi lì nel titolo così quasi per gioco. Immaginando di vederli volare, leggeri ed inutili ogni volta che la pressione delle acque va fuori controllo.

Quanti morti e quanti danni dovremo ancora contare prima che si intervenga in maniera strutturale? Oppure come sempre dobbiamo affidarci allo "stellone italico" per superare questa ennesima crisi?

Antonino Schiera (Vietata la Riproduzione)

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sabato 18 ottobre 2014

Il degrado delle città: cartina di tornasole di una grave crisi in atto.

Girando per le città italiane si nota la tendenza ad un degrado generalizzato, naturalmente non omogeneo, ma generalizzato.

Per degrado intendo dire per esempio il livello di efficienza dei trasporti pubblici, lo smaltimento dei rifiuti, asili nido e mense scolastiche, assistenza agli anziani. Insomma la gestione della cosa pubblica.

Di contro osserviamo che il livello di soddisfazione del cittadino medio riguardo la gestione della cosa pubblica e della politica in generale è sempre più basso.

Ma cosa sta succedendo? Possiamo dare tutta la colpa alla crisi economica in quanto tale, oppure come spesso ci capita di pensare, agli immigrati sempre più presenti nel nostro territorio?

A mio parere siamo di fronte all'azione sinergica della spending rewiew e della delocalizzazione delle tasse, termine nuovo appena coniato.

La spending rewiew non è altro che il tentativo virtuoso di migliorare l'efficienza e l'efficacia della macchina statale nella gestione della spesa pubblica, che spesso si tramuta meramente nel taglio delle risorse finanziarie, per l'incapacità dei nostri amministratori di gestire nel migliore dei modi questa trasformazione.

La delocalizzazione delle tasse non è altro invece che il tentativo, da parte dello stato centrale, di fare quadrare i conti, riversando le spese agli enti locali quali le Regioni ed i Comuni. Questo significa che le Regioni ed i Comuni ricevono sempre meno soldi da Roma e quindi si devono armare per riscuotere sempre più tasse dai poveri cittadini. Inventandone spesso di nuove e con nomi fantasiosi ed assurdi.

Questi ultimi quindi si trovano a dovere fronteggiare l'erosione dei propri risparmi e del proprio stipendio su due fronti: Stato Centrale ed Enti Locali.

Questo processo in assoluto non è sbagliato in quanto bisogna trovare un equilibrio tra i vari protagonisti e laddove persistono ancora sprechi, eliminarli.

Nel frattempo, però, la percezione dell'italiano riguardo questa trasformazione è negativa e sta portando ad una situazione del tutti contro tutti.

Antonino Schiera (Tutti i Diritti Riservati)
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martedì 14 ottobre 2014

Mondo femminile e lavoro: un rapporto in evoluzione.

L'evoluzione del ruolo della donna all'interno della società ha portato, nel tempo, una serie di cambiamenti delle abitudini e di usi non indifferenti.

Come è facile intuire ogni cambiamento comporta necessariamente l'elaborazione di una strategia diversa di approccio alla quotidianità, in quanto l'essere umano, essendo un animale abitudinario, tende a strutturare la propria vita in maniera ripetitiva per non dovere ogni volta rielaborare nuovi comportamenti, nuovi modi di fare e di interazione con il mondo esterno.

Naturalmente quanto scritto vale anche per l'evoluzione, che ha portato la donna a ricoprire un ruolo da protagonista nel mondo del lavoro. Fino a qualche decennio fa, era impensabile vedere una donna alla guida di una azienda, oppure ricoprire un ruolo di responsabilità. Ed ancora svolgere mansioni che erano riservate agli uomini in quanto attività di tipo muscolari. Nelle zone rurali, si riteneva inutile istruire le ragazze, in quanto il loro compito assegnato sarebbe stato quello di perpetuare il ruolo portante della famiglia all'interno della società, ricoprendo esclusivamente il ruolo di moglie e di mamma.

Grazie alla vigilanza sull'abbandono degli studi obbligatori, oggi questo fenomeno in Italia è praticamente scomparso ed anzi l'evoluzione della società, la maggiore disponibilità delle informazioni e della cultura in generale, hanno permesso la naturale e giusta emancipazione della donna nel mondo del lavoro.

Fatta questa breve premessa, tanto per ricordarci che ancora fino a qualche decennio fa vedere una donna indipendente ed autonoma, realizzata nel suo lavoro, era una rarità veniamo ai nostri giorni.

E lo facciamo introducendo il fattore T, ovvero il fattore Tempo o “gestione dell'agenda” come mi piace definire la circostanza.

Sappiamo tutti che il tempo non è comprimibile e nemmeno espandibile, per tutti la giornata è fatta di 24 ore e quindi la sfida è quella di riuscire nell'arco della giornata a trovare il tempo per tutto ciò che noi desideriamo fare.

Ci sono casi di persone, imprenditori specialmente, che hanno tantissimo denaro ma non hanno il tempo per se stessi, per la famiglia, per godersi una bella vacanza. La gestione del tempo è una questione che riguarda sia l'uomo che la donna, ma la domanda che dobbiamo porre a noi stessi è la seguente: “esiste un lavoro che permette di guadagnare soldi, di fare carriera e nel contempo che ci permette di gestire la nostra agenda?

E' una domanda che le donne si pongono maggiormente. Perché per una donna è importante potersi occupare dei propri figli,  poter dedicare molto tempo a se stessa, perché no alla famiglia e nello stesso tempo potere guadagnare e fare carriera in una azienda.

Ancora oggi gli imprenditori ed i responsabili delle aziende, a parità di valore, preferiscono assumere un uomo piuttosto che una donna, dal momento che una eventuale gravidanza e poi lo svezzamento dei bimbi, hanno un costo enorme.

Naturalmente non stiamo affermando che è giusto, ma è così! Oggi è possibile fornire la migliore risposta alla questione, spianando la strada all'evoluzione dell'evoluzione del ruolo femminile, all'interno del mondo del lavoro.

Permettendo alle donne di potersi gestire in maniera autonoma, portare avanti la carriera e nello stesso tempo potersi dedicare ai propri hobby e desideri, foss'anche quello di crescere i propri figli.

E' l'evoluzione del mondo del lavoro che può vedere protagoniste le donne, in quanto sono abituate a prendere le giuste decisioni, a dare i giusti consigli, a motivare le persone e a fornire loro la giusta assistenza nella formazione di gruppi di lavoro.

Inoltre le donne hanno maturato dentro di sé il desiderio di potere affermare davanti alla collettività che esse valgono quanto gli uomini nell'ambito del lavoro, sancendo, in questo modo, la vera emancipazione.

Quella che rende la donna autonoma, permettendole l'autodeterminazione e di conseguenza un migliore rapporto con se stesse e gli uomini. Realizzando infine il miglioramento di tutta la società civile.


Antonino Schiera (Tutti i Diritti Riservati)
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mercoledì 27 agosto 2014

Siamo o No in Guerra?

Papa Francesco recentemente di fronte alla platea di giornalisti che lo seguiva nel suo volo di ritorno dalla Corea, ha dichiarato, riferendosi ai subbugli che coinvolgono il Medio Oriente, "che siamo nella Terza Guerra Mondiale, ma a pezzi".

E' una frase forte che ci impone di fare una seria riflessione su quanto sta accadendo da quelle parti.

Il focolaio di tensione più acceso rimane il conflitto atavico tra israeliani e palestinesi, che ha conosciuto negli ultimi mesi una ulteriore escalation. Foraggiando e nutrendo così, ulteriormente, le idee estreme di chi vuole una guerra totale tra i due popoli e non una pacifica convivenza. E' un conflitto quello israelo-palestinese che trova le sue motivazioni in una doppia contrapposizione: materialista la prima, religiosa la seconda. Una situazione esplosiva che si autoalimenta, dove i dogmi del benessere economico (controllo delle vie di comunicazione, controllo dei territori, espansione urbana) alimentano quelli di tipo religioso e viceversa.

Naturalmente questo tipo di contrapposizioni facilmente si espande e prende origine, come un cancro mortale, in altre zone dell'area in questione: Siria e Iraq in primo luogo regioni dove le ferite dell'ultima guerra tecnologica portata avanti dagli americani a caccia dei terroristi di Al Qaeda, sono ancora ampiamente aperte. Talmente aperte da permettere all' ISIS, Stato Islamico dell'Iraq e della Siria, di mettere nel carniere una serie di vittorie militari sul campo, tali da paventare una espansione pericolosa. Naturalmente quelli dell'ISIS vogliono dettare le proprie ideologie religiose per potere imporre anche il proprio potere politico ed economico a scapito dei moderati, che non tralasciano la possibilità di avere contatti ed alleanze con l'Occidente.

Non sottovalutiamo naturalmente quanto sta accadendo in Ucraina, dove un forte movimento politico e militare vorrebbe riportare la stessa Ucraina sotto il controllo di Mosca ed anche da quelle zone arrivano notizie drammatiche di violenti scontri.

Quindi stiamo assistendo al proliferare di una serie di aree di crisi militari, politiche, religiose a macchia di leopardo in una vasta zona del globo, che coinvolge in maniera trasversale tutto il mondo: la vicina Europa, ma anche e naturalmente gli Stati Uniti per le ovvie ragioni che conosciamo. Per questo Papa Francesco ha parlato di strisciante terza guerra mondiale.

Occidente contro Islam questo il vessillo, volendo generalizzare al massimo, sotto il quale si muove questa enorme contrapposizione mondiale che, per l'Europa ed in particolare per l'Italia, si materializza attraverso l'incubo di continui sbarchi di profughi disperati. Nello stesso tempo l'Europa per ora è presa dal tentativo di risolvere i propri problemi economici e non si occupa dell'evoluzione della crisi. Obama e gli Stati Uniti finora sono rimasti sostanzialmente a guardare, pur non gradendo l'affermarsi dell' Islam più estremista nei territori ricchi di petrolio.

Purtroppo i finanziatori di questo progetto, che a mio parere fa da contraltare all'appoggio degli Stati Uniti ad Israele, sono paesi di fede e tradizione islamica moderata, economicamente molto forti per via del petrolio.

Ai posteri l'ardua sentenza su come si evolverà una situazione che, per l'ennesima volta, dimostra come sia difficile per l'umanità intera vivere in pace!

 Antonino Schiera (Tutti i diritti Riservati)

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